La testimonianza di Riccardo

Il testo proposto è stato ricavato dal Forum su Facebook. Ringraziamo Riccardo per l’autorizzazione alla pubblicazione.

Buongiorno a tutti, sono sul gruppo da qualche mese ma non ho mai scritto nulla, quindi vi racconto volentieri la mia “storia daltonica”.

Ho 20 anni, ho finito il liceo scientifico l’anno scorso e ora frequento il primo anno di legge all’università. Ho la consapevolezza di essere daltonico da quando sono piccolo, ma non è mai stato un grande peso per me. Ricordo che già alle elementari, così come all’asilo, le maestre davano a noi bambini tanti disegni da colorare, lavoretti da fare in classe e altre attività che prevedevano, inevitabilmente, l’utilizzo dei colori.

La difficoltà non era modesta: non distinguevo appieno il verde chiaro dal giallo, il blu col viola e il rosso col marrone, tutti colori estremamente importanti. La mia fortuna è stata quella di trovare delle maestre avanti anni luce, che da subito consigliarono a mia madre di comprarmi i pastelli “Giotto”, quelli col nome del colore scritto sopra. Fu la rinascita, non avevo più necessità di rompere le scatole al vicino di banco per chiedere la conferma su che colore io stessi utilizzando! 😂

Andando avanti negli anni la consapevolezza del mio daltonismo fu sempre più forte, ma non fu mai un motivo di vergogna. Tutti i miei amici lo sanno e l’ho sempre palesato senza timore. Qualora avessi necessità di un “consiglio”, subito lo riceverei dalle persone con cui trascorro la maggior parte del mio tempo. Questo è il bello, per me il daltonismo non è un problema “strano”: c’è chi chiede consigli per problemi d’amore, c’è chi chiede consigli per problemi di salute, ma c’è anche chi chiede consigli per problemi di colore. Dove sta la gravità? So leggere, so parlare, so camminare, so persino guidare. Il daltonismo non dev’essere per nessun motivo una vergogna, mai. Ma anzi, quasi un orgoglio!

Tuttavia, vi racconto un aneddoto che, a contrario di quanto sto dicendo, mi ha un po’ distrutto. Mio sogno nel cassetto, da anni, è quello di studiare giurisprudenza per poi al termine della laurea tentare un concorso per commissari della Polizia di Stato. Sono sempre stato molto “carico” per quest’idea, finché circa 4/5 mesi fa leggendo il bando di un concorso ho notato la voce “test per senso cromatico”. È lì che mi è crollato il mondo addosso… Essere considerato disabile per un qualcosa che certamente non è disabilità? Siamo forse fermi al Medioevo? Io i colori li vedo, semplicemente alcune tonalità è possibile che le confonda con altre, ma per esempio il rosso/verde dei semafori? Li vedo. Il rosso/verde della paletta? Li vedo. I colori delle divise? Li vedo. Ma evidentemente, per lo Stato, noi siamo considerati disabili.

È questo che mi ha fatto male, sentirmi diverso quando mai mi ero sentito tale. Vengo privato di una opportunità per un “problema” che, non danneggiando in modo alcuno la vista, non ha oggettivi riscontri negativi o peso su nessuna attività professionale, qualsiasi essa sia. Solo perché non riesco a leggere tutte le tavole Ishihara, ma solo una parte? Inutile dire che sia ovviamente scoppiato in un grosso pianto, come se fossi stato un bambino a cui fosse tolto il ciuccio.

Trascorsi un po’ di mesi da quella dolorosa scoperta tutto è tornato alla normalità, sono nuovamente convinto di essere tale e quale a qualunque altra persona e sono ancora più sicuro di prima che il daltonismo, in realtà, non sia una malattia bensì una semplicissima quanto banalissima irregolarità. In vent’anni di daltonismo, tuttavia, ho capito che il grosso problema è un altro: non conta che quanto appena detto l’abbia capito io, ma è importante che lo capisca la legge.Lo capirà mai?

Un caro saluto a tutti ❤️ (=cuore rosso🤣)

Share