I punti sociali di verifica per il daltonismo

Nel corso di questo primo anno di lavoro, Come vedono i daltonici ha identificato alcuni punti relativi alla ricaduta sociale del daltonismo. Alcune di queste attività riguardano la sensibilizzazione della società, altre le istituzioni, altre il Parlamento.


  1. Sensibilizzazione al daltonismo: i daltonici sono il 10% dei maschi, un numero rilevante. Essi non sanno di avere dei diritti e di essere vessati dalla società, la loro condizione viene sempre e solo considerata sotto il mero profilo scientifico-sanitario.
    Lo studio della ricaduta sociale del daltonismo è stato sviluppato per la prima volta in Italia da “Come vedono i daltonici”. Come per altre forme di difficoltà funzionali, ad esempio la dislessia, la presa di coscienza della propria condizione di svantaggio stenta a manifestarsi, di fronte a regole pensate per un mondo differente dal proprio.
    C’è bisogno di fare informazione, di spiegare le differenze della visione non solo ai tricromatici ma ai daltonici stessi, di individuare un metodo di raffronto con il mondo esterno che sia più critico, specialmente verso le regole dettate da una società monolitica di fronte alle differenze.
    Questo tipo di informazione va effettuata in modo capillare, con campagne informative, dibattiti, report e utilizzo delle tecnologie informatiche e della grafica digitale. Il “problema del daltonismo” non si risolve solo con una legge, ma creando interesse e dando un significato umano all’argomento. Il concetto di “rispetto dell’altro e del diverso” è fondamentale.
  2. La patente di guida è un diritto inalienabile, specialmente per poter garantire la possibilità di lavorare in senso lato, e quindi anche per i daltonici. La normativa europea ha già escluso il daltonismo dalle caratteristiche della visione inabilitanti ai fini della guida di qualsiasi mezzo, per cui l’Italia dovrà rapidamente adattare il Codice della strada per consentire a tutti di poter guidare un camion o un pullman.
    Oggi si incontrano difficoltà dovute ad una incomprensione del daltonismo da parte della classe medica, conseguente ad un insegnamento universitario carente sull’argomento, che si limita a sfiorare il problema senza conoscerne approfonditamente il significato. Così, a seconda del medico, un daltonico può vedersi ritirare la patente a Bari, oppure vedersela regolarmente rinnovata a Venezia, e senza possibilità di appello se non al Ministero, pratica lenta e costosa.
    Occorre revisionare la documentazione scientifica e cambiare i protocolli sanitari per l’effettuazione delle visite mediche legali, eliminare dal Codice della strada il riferimento al colore come elemento fondamentale per la guida sicura, una storpiatura della logica che causa danni incalcolabili.
  3. I daltonici che in passato siano stati oggetto di una ingiusta ed illegale vessazione dovuta alla normativa, dovranno ricevere un giusto indennizzo e vedere i propri casi riabilitati.
  4. Si rende necessario analizzare tutte le normative e le norme tecniche dove si faccia riferimento al colore e al daltonismo, adattandole per renderle compatibili con la visione daltonica. Ad esempio il colore dei semafori, delle segnalazioni, delle vie di fuga devono essere normati con precisione per evitare che la libertà di interpretazione possa causare problemi ai daltonici. I quadri sinottici di installazioni industriali anche pericolose sono costruiti senza alcuna attenzione all’argomento.
  5. In campo lavorativo, escludere una rosa di mestieri per i daltonici deve corrispondere alla creazione di una categoria protetta per compensare la maggior difficoltà a trovare un lavoro, fatto salvo che in molti casi il daltonismo non è da considerarsi un ostacolo se non per le solite vecchie consuetudini: i daltonici sfruttano infatti capacità di analisi spesso inutilizzate dai tricromatici; nei casi dove la limitata capacità cromatica sia d’ostacolo e quando sia possibile, occorre modificare le condizioni che formano l’ostacolo, non scartare il daltonico per incapacità. Anche in campo statale, l’accesso ai concorsi deve valutare che non siano usati colori per fornire informazioni o risolvere quiz, per evitare che i daltonici possano trovare difficoltà nella loro soluzione. Anche la leggibilità dei siti web, secondo la norma della Legge Stanca, va sviluppata in modo appropriato. Nei database degli Uffici provinciali del lavoro, la caratteristica di daltonico deve essere annoverata tra i dati del lavoratore, in modo da affinare la ricerca di lavoro. Anche le schede di offerta di lavoro dovrebbero presentare la richiesta che il lavoratore possa essere o meno daltonico.
  6. Sviluppare un programma d’informazione per le scuole, in modo che gli insegnanti sappiano come trattare un bambino daltonico senza creargli fin dalla giovane età problemi psicologici di rigetto della propria condizione.
  7. Creare un opuscolo informativo per i professionisti della grafica affinché sia garantita la leggibilità delle informazioni anche per i daltonici.

Stefano De Pietro
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