Lettera al Ministro per le pari opportunità

Testo della lettera inviata al Ministro per le pari opportunità in data 7 luglio 2010.

Gent.ma Ministro Carfagna,
scrivo perché sono interessato a dare visibilità all’argomento “daltonismo” e ad una mostra dal titolo Come vedono i daltonici, alla base di una campagna di sensibilizzazione sul tema.
L’iniziativa ha avuto già un buon successo a Genova, con 11 esposizioni di cui alcune con il patrocinio del Comune e una conferenza organizzata insieme alla Biblioteca Civica Berio a febbraio di quest’anno. Ritengo che sarebbe di indubbia utilità un appoggio del Ministero per le pari opportunità, per portare la mostra a visibilità nazionale.
 
Da alcuni anni mi occupo dei problemi dei daltonici nel sociale e nel mondo lavorativo. Interessa più di 2 milioni di persone solo in Italia, il 10% dei maschi e l’1% delle femmine, più degli abitanti della Liguria.
Tra i vari punti, i daltonici, da molto tempo, sono bersaglio di una serie di vessazioni sul piano lavorativo. Si risolve l’incompleta visione dei colori con leggi che impediscono l’accesso ad alcuni mestieri:  in tempi di recessione come questi, essere daltonico significa diminuire ulteriormente la probabilità di trovare un lavoro. L’ultima notizia, solo un esempio lampante che sarebbe comico se non riguardasse un ragazzo che non lavorerà, riguarda il mondo dei croupier: se sei daltonico, niente lavoro, una cosa veramente assurda.
 
In realtà i daltonici non hanno problemi gravi con i colori. Il fatto di non saper dare il nome ad una tinta non impedisce loro di guidare, di distinguere i fili elettrici, di operare in sala operatoria. Però questo non viene compreso da chi, normalmente tricromatico, opera sul sistema legislativo senza tenerne conto. La classe medica partecipa a questa assurdità un po’ perché obbligata dalle leggi, ma anche per la mancanza di aggiornamenti scientifici in materia. Oggi sul daltonismo si sa molto di più, ma esiste un muro di consuetudini che impedisce il rinnovamento. Nei corsi di aggiornamento l’argomento è completamente dimenticato. Alla fine, ci si arrangia in qualche modo, o con un medico consenziente, o con le astuzie che un daltonico sa mettere in campo quando serve. Ma non è certamente questo il modo giusto di affrontare il problema.
 
Nella mostra, due cartelloni sono dedicati alla patente di guida: senza patente oggi non si lavora. Può sembrare strano, ma in molti paesi europei il daltonismo non viene più considerato uno sbarramento all’idoneità alla guida, in forza del parere della Unione europea sull’argomento, del quale ho rintracciato i documenti. Nemmeno il nostro codice ne fa menzione, se non nel Regolamento di attuazione del codice della strada, in netto contrasto con la stessa legge dalla quale esso deriva, perciò tutti i medici continuano a fare i test e a negare patenti importanti: le “C”, ad esempio, o tutte le patenti per i pullman,  eppure questo non è ammesso. Provi a chiedere a qualsiasi collega, le risponderà che un daltonico ha difficoltà con i semafori, ma non è proprio vero, è solo una consuetudine, che si spinge fino a studiare semafori per i daltonici, come stanno sperimentando a Torino: una cosa costosa ed inutile.
 
Sempre nella mostra. per creare informazione sull’argomento, si vedono i colori visti dai daltonici, i quadri, una vera bandiera italiana daltonica, oggetti tangibili anche per dare una connotazione “reale” ad un argomento che vive sotto i banchi per spuntare solo quando è il momento di danneggiare una persona invece che creargli, semmai, agevolazioni.
Sto quindi coordinando una decisa campagna di cambiamento del modo nel quale la legge italiana, soprattutto il codice del lavoro, tratta i daltonici. Non ha senso che un elettricista che fa semplici impianti casalinghi sia estromesso dall’abilitazione solo perché daltonico: creiamo due tipi diversi di abilitazione, una delle quali contempli i casi nei quali il daltonismo non è d’ostacolo, se proprio esistessero casi contrari. E poi, perché impedire ad un daltonico di guidare un autobus e invece consentirgli di condurre un’automobile?
Accanto alla denuncia della vessazione per i casi indebiti, nasce anche la necessità di ripensare i codici colorati per tutti quegli ambiti nei quali in effetti un daltonismo potesse essere d’impedimento: ricordiamo che esiste questo numero, 10% dei maschi, a ricordare la dimensione del problema. Il “10% di tutto”.
 
Segnalo la prima apparizione televisiva nella trasmissione di Silvana Bonelli su Telenord il 14 maggio 2010 (http://www.comevedonoidaltonici.com?p=102).
Sul web sta avendo successo anche il mio articolo “Patente di guida e daltonismo: vent’anni di controlli inutili” (http://www.comevedonoidaltonici.com?p=142).
Si tratta, come detto, di un problema che interessa 2 milioni di persone solo in Italia.
Distinti saluti
Stefano De Pietro
www.comevedonoidaltonici.com
 
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